Saturday, April 25, 2009

VV.AA. - Gathered (1982) LP Vinyl-Rip


Originariamente uscita per la Electric Eye nel 1982, è storicamente la PRIMA compilazione a dar spazio al “nuovo” rock italiano.

1982. Il punk ha fatto in tempo a ritagliarsi un ruolo definito, ovvero quella militanza fuori partito e anti-istituzionale, alla maniera dei Crass, che lo rende appannaggio del conflitto sociale, meno che della ricerca intellettuale - prerogativa, invece, del post-punk.
Nell’indifferenza generale dei mass media, fanzine come Rockerilla sentono invece la missione di provare un serio giornalismo musicale, in modo da sostenere lo sviluppo della scena italiota e promuoverne l’ascesa a livello internazionale. Con queste premesse, è lecito supporre quanto una tale rivista avesse meno a cuore una battaglia sociale rispetto a un suono nuovo.
Gathered è così dedicata alla nuova ondata di gruppi che sono riusciti a conquistare una certa notorietà (seppure nell’underground) e che si possono già dire “rappresentativi”. La prima conseguenza è l’impressione, al primo ascolto odierno, di una scopiazzatura generalizzata dei modelli inglesi o americani. Ma facciamo finta, per un momento, di uscire dai postumi della sbornia del revival new-wave degli ultimi anni; proviamo a insinuarci nella profondità del tempo. Diversi ci appariranno, questi gruppi, se pensiamo che sono stati tra i primi a importare punk e new wave esteri. Se proprio non vogliamo chiamarli pionieri, cerchiamo ci capacitarci dell’impatto di novità che hanno provocato, soprattutto nei live; dal vivo (ovvero nel modo più fruibile) questi musicisti hanno lavorato a un minimo comune denominatore da cui avere la possibilità di ripartire, condicio sine qua non della creatività, purché senza tradizione italiana, grado zero di una nuova stagione musicale.
Così tornando a Gathered, ha un sapore diverso pensare al suo sguazzare nel funk bianco e nel mondo dei Joy Division – e soprattutto della voce di Ian Curtis. Venice degli State Of Art sviluppa su una base funk newyorkese una parte vocale che sarebbe stata perfetta per il Curtis dell’immediato dopo-Warsaw. Stesso discorso per gli X-Rated (Tokyo Alert). I Victriola hanno chitarre più che imparentate ai Cure di Faith. La cantante degli Style Sindrome ricorda, senza nessuna difficoltà, la solita Siouxsie.
Not Moving

Di mezzo agli emuli, però, ci sono già lampi estranei dall’andazzo. I Not Moving, con un rockabilly da thriller eroinico (Baron Samedi) su tastiere elettroniche (e vi pensiamo, o Suicide). O addirittura i Death SS, gruppo heavy-metal bafomettiano – ed è interessante notare come l’atmosfera oscura li facesse confluire in un paragone con lo standard dark, già allora assestato. E poi Haiti Blues, il witz jazz-wave degli Eazy Con, che ripete un’idea del sassofono (memore di Sonny Rollins) sopra una drum machine e una calda voce transgender. I Pankow. E, per concludere, i Dirty Actions, tra le prime band ad affacciarsi al post-punk, con una particolarità: cantano la loro Bandana Boys nella lingua di Dante.

Quest’ultima nota fece storcere il naso a Campo, Sorge e soci. La prima forma di appaiamento con gli anglosassoni, infatti, doveva essere la lingua; troviamo, tra le recensioni di allora, parole inglesi e non più ridicoli inglesismi, e, a proposito di casi come quello dei Dirty Actions, qualche recriminazione linguistica – a sfavore dell’italiano – da riscattare con la musica. Lo stesso atteggiamento accolse due delle band che spostarono il baricentro di interesse da Genova a Firenze, Diaframma e Litfiba, le due componenti più famose (col senno di oggi) che compaiono su Body Section, la seconda uscita che trattiamo. È passato solo un anno, da Gathered (siamo alla fine del 1983) – ma quel grado zero di cui sopra è stato raggiunto e superato, e si provano le varianti – tanto che, in un’intervista, i Rinf (tra le cose migliori di questa compilation) arrivano a dichiararsi “disgustati” dal fatto che tutti si limitassero a fare funky.
Ma, insieme al funk, Body Section perde anche un po’ di freschezza. Divisa in due parti – la “Blue Section”, più “soft”, e la “Red Section”, più sperimentale – segna l’ingresso di una pesantezza di layer, synth, e quelle che sarebbero diventate le “solite tastiere”. Il post-punk si sta tramutando in dark-wave (è il caso di Vanity Fair dei Frigidaire Tango – di cui parliamo più in basso, oppure di Dreamtime Comes dei Kirlian Camera); già si affaccia il synth-pop (si ascoltino i Jeunesse D’Ivoire di A Gift Of Tears, per avvertire il passaggio, o i Modo di Eyes In The Mirror, per il punto di non ritorno).

Rimane, certo, la tensione, la perturbazione delle idee; lo è il boogie violento dei Vov Rei, dal titolo Fear, che sembra uscire dritto dai Bauhaus di In The Flat Field – dopo un’intro alla Spacemen 3 (!). E, sopra a tutti, si stagliano le costruzioni dei Die Form (anima della “Red Section”), presentati come miscela industriale che ricorda Sheffield tanto quanto le parabole schizzate del Pop Group. Ciò che sembra spazzato via è la veemenza irriflessa del punk; ciò che si fa strada è la raffinatezza. (da www.sentireascoltare.com)

Tracklist:
01. VICTROLA Into his gloves
02. STATE OF ART Venice
03. X-RATED Tokyo alert
04. NOT MOVING Baron Samedi
05. BLAUE REITER A correct adulation of himself
06. DEATH SS Terror
07. DIRTY ACTIONS Bandana boys
08. B-SIDES Automaton's
09. STYLE SINDROME Waving in the dark
10. WAX HEROES Maimed
11. EAZY CON Haiti blues
12. PANKOW We are the joy

Ripped at 320 kbps from vinyl Lp
File size: 106840 KB
ENJOY

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